Come variano le generazioni dei viventi nel corso del tempo?
Il concetto di evoluzione รจ cambiato molte volte negli anni, e se fin dai tempi di Darwin si pensava a ogni variazione evolutiva come a una mutazione genetica ereditaria di generazione in generazione, oggi studi di embriologia e biologia evolutiva dello sviluppo suggeriscono un piรน “evoluto” concetto di fenotipo, risultante dallโinterazione tra gene e ambiente e inteso come una variazione dellโespressione genicaย piuttosto che come una mutazione.
Fermo quindi che portatori di genotipi identici (cioรจ dotati della stessa informazione genomica giร allโinterno della cellula uovo) possono manifestare differenti fenotipi (ovvero diverse espressioni geniche nei singoli individui adulti), dagli anni โ90 del Novecento la comunitร scientifica esprime un parere concorde nel ritenere che lโevoluzione (dal latino evolvฤre, “cambiare rispetto a prima”) sia influenzata da interazioni e modifiche ambientali, nella misura in cui lโambiente riesce a stimolare e/o regolare lโespressione genica.
Si parla quindi di plasticitร , ovvero dellโazione dellโambiente sul fenotipo di un organismo, e di **epigenetica ambientale**, che riguarda invece lโazione dellโambiente sui meccanismi molecolari.
Per intenderci, queste influenze sulla variazione dellโespressione genica possono portare, ad esempio, alla produzione di proteine incomplete o analoghe, determinando fenotipi diversi che potrebbero definire nuove linee evolutive, a seconda delle condizioni ambientali in cui lโindividuo si trova.
In alcuni organismi animali, e talvolta in modo evidente anche nei polli, possono verificarsi variazioni nella forma del corpo. Una simile plasticitร , dipendente da stimoli esterni, potrebbe scaturire dalla morte di un maschio dominante o dallโassenza di maschi in un gruppo, creando squilibri sociali. In questi casi, la femmina alfa (prima nella gerarchia dellโ”ordine di beccata”) potrebbe assumere il ruolo del gallo, sviluppando una muscolatura piรน robusta e, in casi estremi, caratteri secondari maschili come speroni, cresta piรน grande e maggiore aggressivitร . Questa trasformazione deriverebbe da una sovrastimolazione di geni regolatori degli ormoni, innescando una plasticitร reversibile che “mascolinizza” la femmina.
Le risposte plastiche si classificano in adattative/non adattative, specifiche/generali e reversibili/non reversibili. Ad esempio, un irrobustimento muscolare come risposta adattativa potrebbe verificarsi in animali che necessitano di fuggire piรน velocemente dai predatori, sviluppando ali piรน lunghe.
Un altro esempio รจ il dimorfismo sessuale (dal greco “due forme”), dove maschi e femmine presentano caratteristiche diverse. Spesso i maschi sono piรน grandi e aggressivi per proteggere il gruppo, mentre in alcune specie (come i falconiformi) le femmine sono piรน grandi per ridurre la competizione alimentare.
Galliformi, anatidi e fasianidi mostrano dimorfismi cromatici, dimensionali e comportamentali. In Italia, la varietร di ambienti rurali e climi ha favorito unโenorme diversitร genetica, influenzata da fattori morfologici, ecologici e culturali. Le razze locali, adattate a contesti specifici, sono spesso piรน resilienti rispetto alle varietร moderne.
Ogni razza racconta una storia di adattamenti, dal piumaggio alla deposizione delle uova, con implicazioni culturali, socioeconomiche ed ecologiche. Studi genetici hanno identificato geni legati allโimmunitร (PLA2G7, ENPP4), al gusto amaro (utile per evitare tossine), allโadattamento al caldo (FGF14, NALCN), alla crescita (METTL21C) e allo sviluppo muscolare (CREBL2 nellโanatra).
Questa conoscenza รจ fondamentale per programmi di conservazione delle razze autoctone, il cui merito va agli allevatori custodi, associazioni e appassionati che promuovono tutela, gestione sostenibile e collaborazione.
a cura di Vincenzo Lauro – Biologo ricercatore